Giornalino d'Istituto
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Buona lettura!
Si pubblica l'intervista a Valeria Tron:
Il giorno 17 gennaio alcune classi seconde del Liceo Fermi hanno avuto l’opportunità d’incontrare la scrittrice Valeria Tron. Autrice dei romanzi L’equilibrio delle Lucciole e Pietra Dolce, ha intrattenuto con gli studenti presenti un dialogo informale ed amichevole.
Rispondendo alle nostre domande, la scrittrice ci ha presentato i suoi due libri, esponendoci come questi derivino dal suo vissuto personale e dalla storia del luogo da cui proviene.
Originaria, infatti, della Val Germanasca, la scrittrice nelle sue opere desidera trasmetterci anche la storia delle persone che la popolano e tramite i suoi personaggi uno spaccato della cultura della sua valle.
Lasciamo, a questo proposito, la parola a Valeria, mediante una piccola intervista che abbiamo avuto il piacere di sottoporle.
A.D. Come ha accennato durante la conferenza, la società di oggi è molto esigente anche verso i giovani:pensiamo al mondo dei social e alla visione, ad esempio, del fisico che veicola, ma anche a quello della scuola che richiede di essere sempre preparati, efficienti;
Molti giovani possono sentirsi sopraffatti da questi eventi, cosa ne pensa?
Valeria Tron: In realtà questa è una società decostruente, è una società che sminuisce la nostra capacità creativa, che la annichilisce; è una società narcotica perché ci addormenta con degli specchietti per allodole e che in realtà ci porta ad una solitudine.
Non so se avete notato quanto in realtà siamo soli: siamo soli anche perché non possiamo accontentare tutte queste richieste deformanti della nostra personalità. Non le possiamo accontentare perché non siamo macchine, non siamo strutturati così; non siamo performanti, non siamo efficienti, ma siamo vivi, siamo respiranti e non vogliamo essere dei consumati consumatori, cosa per cui la società ci prepara, ma dei liberi pensatori, e per essere dei liberi pensatori bisogna assolutamente riprendersi la propria idea di bellezza, condividerla con gli altri, entrare in relazione, fare anche delle cose che apparentemente possono sembrare stupide.
Conoscete l’elogio dell’ozio? Perché no? Perché non perdere, che poi si investe, 30 minuti a guardare ad esempio la fioritura di un fiore di melo? È edificante. Perché guardare sempre alle cose vaste e mai al particolare? Se si guarda il particolare, se si impara ad osservare, si impara anche ad osservare l’altro quando è triste, a interrogarci, stare vicino.Per quanto riguarda l’esposizione che si ha (dai social, n.d.r.), fasulla, spesso ci costringe a reinventare una vita che non è la nostra: non possiamo essere sempre felici! Deve esserci una quota di finzione nei social. Rinunciare a quella quota di finzione significa riportare ad un cammino di umanità anche la fragilità: l'altro si accoglie non soltanto perché è performante - chi se ne frega!-, lo si può accogliere perché mostra la sua fragilità senza ritrosie, perché è pienamente nell’umanità.
Noi ci chiamiamo genere umano, quindi si pensa di essere umani solo perché si appartiene al genere umano. Non è così, Pinocchio lo insegna! Diventare umano è un processo, e per percorrerlo dobbiamo passare anche attraverso gli altri, non possiamo farlo da automi! Certo, la società è ammorbante, atomizzante, ma noi non siamo atomi sparsi e non siamo fatti per esserlo! Siamo fatti per agglomerarci in corpi e per pensare insieme, collaborare, per non sentire questa distanza tra noi e l’altro. Ecco perché la poesia, ecco perché la musica, ecco perché l’arte, perché sono tutti punti di congiunzione con l’altro. Sono come dei nostri prolungamenti, dei tentacoli che accarezzano l’altro, attraverso la cura dell’altro ci passiamo le informazioni.
Ricordate: senza la creatività, la curiosità e l’immaginazione, che vita è? Saresti costretto a essere un pezzo di qualcosa che non ti piacerà mai e sai già che non ti renderà felice. Perché tu lo sai già che questo sistema di cose non ti renderà veramente felice,o comunque non ripagherà in bellezza; allora perché rincorrerlo? Perché lo fan tutti? Perché così il controllo è impostato! Dov’è finita la libertà dei ragazzi anche di sbagliare? Noi non siamo soltanto le nostre grandi conquiste, siamo anche le nostre cadute che poi ci chiedono di sollevarci! Dobbiamo sempre far delle cose per compiacere gli altri? Abbiamo così tanta mania del controllo? Davvero non esiste più la disobbedienza? Io la anelo nei ragazzi, un po’ di disobbedienza!
Gentile, chiaramente, non violenta, però ci deve essere la testardaggine di quel no che si distanzia perché vuole trovarsi il suo spazio, vuole costruirsi la sua personalità e seguire i suoi sogni senza accondiscendere per forza a quelli degli altri, che magari non sono riusciti a realizzarli!
La libertà di studiare, di interrogarsi, di essere curiosi è straordinaria, quella va cercata!
La cosa che voglio dire è di non farvi influenzare, voi siete belli, siete tutto quello che è bello vedere, sorridere, guardare, partecipare della vostra gioia, giovinezza.
Se noi adulti possiamo essere utili per realizzare un progetto gentile, ben venga. Non deve essere tutto sulle vostre spalle il mondo! Le cose vanno cambiate insieme.
Io vi consiglio di studiare, essere sempre curiosi, non sentirvi mai arrivati, non s’arriva mai!
Più si scoprono cose, più si imparano voragini di cose sconosciute: moriremo tutti ignoranti ma anche quella è la bellezza, di non riuscire mai a sapere tutto quello che vorremmo.
Oggi, la grande ribellione si chiama educazione, fantasia, creatività, poesia, musica, condivisione,gentilezza in fondo.
E.A. Prima aveva accennato al fatto che se pensiamo di fare qualcosa per i soldi, o comunque per il profitto, è il caso di smetterla…
Sì, subito. Il guadagno non dev’essere l'obiettivo! Una persona non può fare il dottore per guadagnare, ma siccome è un mestiere di rischio per il medico deve giustamente esserci una remunerazione adeguata, ma dev'esserci anche per l'operaio che fa il pezzo per l’auto, per il contadino che fornisce le verdure, per il professore, il maestro. Questi ultimi sono per me i lavori più importanti: si ha a che fare con la materia più preziosa del mondo, i bambini! Ma il maestro non lo fa per il denaro, lo fa perché crede fortemente in quello che fa, se no avrebbe fatto altro. Ognuno di noi ha una vocazione, è portato a qualcosa; deve studiare, interrogarsi senza sentirsi arrivato, deve ragionare come un artigiano, sempre in apprendistato con la vita.
Ma non bisogna pensare di fare quella cosa per trarne una convenienza prima di pensare se quella faccia per sé, fosse un sogno, un desiderio.
Dovete seguire le vostre attitudini!
l’importante è essere felici, fare ciò che è utile per se stessi e gli altri.
L’intelligenza, se non è messa a disposizione degli altri, non serve a nulla!
I nostri talenti, se non investiamo su di loro e li accudiamo, se non li diamo agli altri non servono a nulla, si implode.
Dunque, è questo che intendo: come metro non ci deve essere il denaro, che serve alle cose che dobbiamo pagare, alla bolletta, l’affitto…, mentre invece a me sembra venga prima del buon cuore, dell'onestà. Questo io non lo accetto, il metro di valutazione che mi hanno insegnato è accudire le persone: si vale in base alle persone, alle relazioni che si è riusciti ad accudire, a quanto si ha dato del proprio agli altri, da quanto si ha testimoniato della bellezza.
Non ti arricchisci nel senso canonico del termine ma ti arricchisci del resto.
Grazie!
Alessandro Donelli, 2L, Enrico Pancheri, 2B, Arwa El Amrani, 2D